È nato, con il favore degli aragonesi, nella seconda metà del 1400. Ha assistito alle sorti del Viceregno di Spagna nell’Italia meridionale e dei Borboni; alla ascesa di Napoleone e alle decisioni di Gioacchino Murat; la restaurazione, Garibaldi e l’Unità di d’Italia, le due guerre mondiali. Ha ospitato religiosi e pellegrini da e per la Terra Santa; ha resistito ai terremoti del 1743 e 1810; ha cambiato pelle nella seconda metà dell’ottocento in qualità di orfanotrofio femminile; ha ospitato le truppe di passaggio nell’ultimo conflitto; ha costituito un riferimento per le genti del luogo.
Da trent’anni, in abbandono, attende un futuro all’altezza della sua nobile storia. È il complesso monumentale dell’ex convento dei padri Carmelitani e della chiesa attigua di Maria Santissima del Monte Carmelo di Ostuni.
Questa storia non è passata inosservata a quattro studentesse di architettura del Politecnico di Bari, che, nell’ambito del Laboratorio annuale di Restauro architettonico 2018-2019, dedicato alle architetture degli ordini mendicanti di Puglia, hanno affrontato il caso emblematico di Ostuni.
Storicamente Ostuni, in Puglia, ha avuto particolare importanza per l’ordine mendicante dei carmelitani. Essa si inserisce in quel circuito di presidio presente a Brindisi, Barletta, Lecce, Trani, Bitonto, Morciano di Leuca.
Lo studio sul complesso conventuale condotto dagli studenti: Roberta Lamorgese (di Capurso), Antonella Magistro e Angela Pepe (Acquaviva delle Fonti) e Francesca Strippoli (Andria), guidate dalla tutor arch. Maria Antonietta Catella con la supervisione della prof. Rossella de Cadilhac, docente di restauro architettonico presso il dICAR del Politecnico di Bari, rispettoso delle conoscenze acquisite attraverso la consultazione di documenti presente negli archivi di Stato di Brindisi, Bari, Biblioteca Sagariga Visconti di Bari, archivio Diocesano di Brindisi-Ostuni, Curia arcivescovile di Brinsidi-Ostuni, Fototeca della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, è approdato ad un progetto condiviso. Il progetto, illustrato il 20 novembre, ad Ostuni, presso la sede della chiesa di Maria Santissima del Monte Carmelo, ha messo in evidenza la qualità descrittiva della ricerca, nutrita dal rilievo, dal rilievo stratigrafico, dalla condizione di fatto, attraverso le immagini.
L’analisi delle diverse forme di degrado: da quelle strutturali, a quelle causate dall’azione degli agenti naturali, alle azioni antropiche, ha permesso di elaborare una proposta di conservazione e valorizzazione consona all’antica vocazione dei luoghi e volta ad un rinnovato uso per la fruizione pubblica, nel rispetto dei valori storico-artistici allo scopo di ristabilire l’originario rapporto dialogico tra la chiesa e il complesso conventuale.
Sulla base della sua storia, del contesto attuale e delle risorse le studentesse hanno individuato, seguendo la filosofia-guida del rispetto dell’identità, della memoria e del minimo intervento, un riuso compatibile con una nuova destinazione d’uso e hanno proposto l’idea di creazione di una “Scuola di Alta Formazione in Restauro, Conservazione e Lavorazione dei Materiali Lapidei” legata alla tradizione delle costruzioni a secco e dei materiali lapidei di quell’area geografica.
Particolare interesse ha suscitato il copioso lavoro racchiuso in tre volumi, arricchito dalle tavole esposte nel contesto ecclesiale. Numeroso e interessato si è dimostrato il pubblico: dal sindaco della Città, Guglielmo Cavallo, degli assessori, che ha assicurato tutto l’interesse a conoscere meglio il progetto nato nel poliba.