Si è svolto a Milano un dibattito sulle possibili collaborazioni tra le università e le imprese dei due paesi. Per la CRUI è intervenuto il rettore del Politecnico di Bari, Cupertino. Focus sul progetto Spazioporto a Grottaglie
Il settore spaziale italiano è in crescita. La ricerca scientifica accelera lo sviluppo delle nuove tecnologie. E le università, sempre più aperte al rapporto con le imprese, esplorano nuovi scenari internazionali di collaborazione. Con un’attenzione particolare a quello che accade nel Mezzogiorno.
Sono stati questi i punti salienti della conferenza “Cooperation in Space: Italy and Switzerland – Present and future” svoltasi lo scorso martedì, 3 maggio, nella House of Switzerland di Milano, una piattaforma di networking e comunicazione per promuovere la visibilità della Svizzera negli altri paesi.
Tra i relatori, c’era il rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, anche in veste di componente della giunta Crui – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane – con delega ai rapporti con l’industria. Intervistato da Marta Meli, giornalista scientifica di Sky TG 24, Cupertino si è confrontato con Yves Flückiger, rettore dell’Università di Ginevra e presidente di Swissuniversities, la conferenza dei rettori svizzeri.
Gli altri relatori sono stati Monika Schmutz Kirgöz, ambasciatrice svizzera in Italia; Giorgio Saccoccia, presidente dell’Asi – Agenzia spaziale italiana; Renato Krpoun, Direttore del Swiss Space Office; Anna Gregorio, professore di astrofisica all’Università di Trieste ed Elisabetta Rugi Grond, amministratore delegato di Thales Alenia Space Switzerland e componente della Commissione federale svizzera per lo spazio. L’evento è stato organizzato in collaborazione da Agenzia Spaziale Italiana e Swiss Space Office.
Dal punto di vista italiano, tutto sembra confermare il momento favorevole per una crescita esponenziale della New Space Economy a livello nazionale. Il Paese, infatti, ha operatori in tutti gli ambiti della filiera. Il Rettore Cupertino, al riguardo, ha fatto notare come il comparto sia in fase di sviluppo soprattutto in alcune regioni, tra cui la Puglia e quanto siano importanti le interazioni con il sistema della ricerca universitaria.
C’è una grande richiesta, infatti, di innovazione tecnologica per sostenere alcuni grandi obiettivi, come l’ottimizzazione dell’utilizzo delle orbite spaziali. Non a caso, c’è grande interesse per i settori dei satelliti, in particolare dei microsatelliti e quello del monitoraggio spaziale. Si guarda, in prospettiva, allo sfruttamento su ampia scala delle risorse spaziali, attraverso il turismo spaziale e la colonizzazione di altri pianeti.
«La maggior parte degli atenei italiani, però, non esprime una massa critica tale da consentire di sostenere autonomamente lo sviluppo del settore» ha spiegato il rettore Cupertino. «Bisogna perciò fare sistema – ha aggiunto – favorendo forme di collaborazione che possono avere punti di aggregazione nelle infrastrutture di ricerca».
Il settore, al momento, offre grandi opportunità di accesso a nuovi operatori, oltre alle grandi multinazionali. E ci sono anche le risorse del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con un budget di 2 miliardi di euro per il settore spazio. Non a caso, alla House of Switzerland Cupertino ha parlato del progetto dello Spazioporto a Grottaglie, la prima infrastruttura italiana per i voli suborbitali.
Rispondendo ad una domanda della giornalista Meli, Cupertino ha spiegato come quel progetto sia nato sulla base di uno studio realizzato proprio dal Politecnico di Bari. E come lo stesso ateneo, adesso, sia candidato insieme ad altre università, enti pubblici e imprese ad un bando PNRR sugli Ecosistemi del Mezzogiorno. La proposta prevede la realizzazione di nuove infrastrutture di ricerca e sperimentazione e l’ampliamento dell’aeroporto di Grottaglie, per sviluppare nuovi sistemi, applicazioni e tecnologie nel dominio dell’aerospazio.
Il modello, quindi, è quello dell’aggregazione di risorse, competenze e mezzi in poli di ricerca e sviluppo che diventino riferimento per la filiera. Ecosistemi pubblico-privati dell’innovazione per lo sviluppo del comparto. Alle grandi imprese del settore, bisogna affiancare startup e piccole e medie imprese innovative, in ottica di open innovation, per fertilizzare il territorio e renderlo attrattivo nei confronti di studiosi, investitori, potenziali partner internazionali.
Tutti temi, questi, che hanno suscitato l’attenzione degli interlocutori svizzeri, interessati in particolare alle possibili sinergie tra il mondo della ricerca universitaria e le imprese, nonché ai possibili modelli di collaborazione. Un’opportunità da non perdere.