Il regista Volker Schlöndorff e l’astrofisico e divulgatore Gianluca Masi ospiti del Poliba nella moderna biblioteca d’Ateneo
26 marzo 2024
Il buio della sala cinematografica e quello del cielo di notte; le luci del grande schermo e quelle delle stelle. Il sonoro che racconta, il silenzio che incanta, si fa preghiera. Assonanze e differenze. Il cinema, sogno per eccellenza, può misurarsi con la scienza per scoprire possibili aderenze? E con quali risultati? L’esperimento è stato condotto al Politecnico di Bari in occasione del primo, “Cinema e Scienza”, programmato in occasione del 15° Bif&est di Bari, lo scorso 21 marzo, all’interno della moderna e luminosa Biblioteca d’ateneo, “PoliLibrary”, inaugurata nel 2023.
Al cospetto di un numeroso e incuriosito parterre si sono confrontati con le loro differenti esperienze ed età, due importanti rappresentanti dei due mondi: il regista, sceneggiatore e produttore, Volker Schlöndorff, Palma d’oro a Cannes nel 1979 con “Il tamburo di latta” (ex-æquo con il capolavoro, “Apocalypse Now”) e Oscar per il miglior film straniero nel 1980, oggi Presidente del Bif&st e l’astrofisico, con la passione della divulgazione scientifica, Gianluca Masi.
Ed ecco Schlöndorff, classe 1939, nato a Wiesbaden, città della Germania centro-occidentale, ma formatosi in Francia, collaboratore di colossi del cinema francese come Luis Malle, Jean-Pierre Melville, Alain Resnais, esponenti della “Nouvelle Vague”, che, ad inizio incontro, evoca il buio, condizione magica della sala da proiezione a cui partecipano gli spettatori e, all’unisono, compiono il rito laico innanzi al catalizzatore grande schermo. Ciò rappresenta una esperienza unica se comparata ad una TV che distrae. Ma è anche il buio della sua prima esperienza da bambino: quella della casetta di legno, nella campagna tedesca, con la sua famiglia, per sfuggire ai bombardamenti, ma non alle domande al calar della sera: cosa c’è oltre il buio? E così, Schlöndorff cerca un proprio percorso che dalla domanda ricca di curiosità lo porta alla metafisica. Dalla esperienza del cinema francese di fine anni ’50 emergono tracce del suo percorso interiore che si riflettono, di recente, nei film documentari, declinati all’attualità. La crisi ambientale è una di queste e “The Forest Maker” (Il costruttore di foreste) del 2021, ultimo lavoro è un racconto-testimonianza. Spezzoni del film vengono proposti in biblioteca al pubblico presente. Il film-documentario (90’), denuncia e testimonia una realtà dell’Africa che non si arrende. «Nella zona del Sahel – dice il regista– 350 milioni di contadini nutrono ancora le loro famiglie con meno di un ettaro di terra. Per loro ripristinare il suolo, spesso degradato, è una lotta per la sopravvivenza. Uomini e donne lavorano con grande coraggio, usando i mezzi più semplici, per lo più solo una zappa, al massimo un bue, con grande umiltà, non esenti da rabbia e con una gioia irresistibile quando sperimentano il successo. Ho capito che oltre alla terra stavano recuperando la loro dignità e la speranza di liberarsi dalla dipendenza dagli aiuti stranieri. Da qui la mia attenzione si è spostata sui piccoli proprietari terrieri. Ho voluto descrivere la loro vita quotidiana, cercando di capire le loro idee e le loro credenze, e infine mostrare un’immagine diversa dell’Africa, senza la solita attenzione compassionevole alla miseria e alla catastrofe”.
Gianluca Masi, da Ceccano (Frosinone), astrofisico, classe ’72, si occupa invece, del rapporto tra astrofisica e mondo dell’arte, a cui acclude la passione per la fotografia. Al regista si rivolge ogni qualvolta con un rispettoso, “Maestro”. Sul tema inquinamento ambientale è drastico e provante con una immagine comparativa: da un lato il cielo notturno, nitido, visto da un luogo non abitato, e dall’altro, come appare dalla città. L’effetto è considerevole: il cielo” cittadino” si manifesta come una grande cataratta che opacizza e avvolge tutto. E’ il riflesso dell’inquinamento ambientale. “E’ – dice – un campanello d’allarme. Non è più tempo delle parole”. Masi non nasconde la sua passione per gli oggetti che popolano l’universo: le immagini che propone e il tono di divulgatore cattura l’attenzione dei presenti. Stelle e galassie si succedono. Lo sguardo verso l’alto, nell’intento di scrutare gli abissi dello spazio, lo ha portato a vedersi attribuito il suo nome all’asteroide “21795 Masi”, scoperto nel 1999. Ma Masi si rivolge anche all’arte, al genio di Vincent Van Gogh e alla sua celebre, “Notte stellata sul Rodano”. Van Gogh è all’aperto, di sera, dipinge uno scorcio del fiume rodano, poi gira il cavalletto verso nord e dipinge le sette stelle del Grande Carro della costellazione dell’Orsa Maggiore. Masi determina luogo (Arles) e data, in base alla posizione delle stelle rappresentate dal vivo dal pittore olandese: 24-28 settembre 1888.
Il confronto tra i due ospiti si arricchisce di spunti e da forza ai contenuti già espressi nel corso della presentazione dell’iniziativa da parte della delegata, Mariangela Turchiarulo che sottolinea l’intento del Rettore (assente per impegni alla CRUI) nel voler favorire iniziative e incontri tra cultura scientifica e umanistica, tra cinema e scienza, anche in collaborazione con il Bif&est. A Cinema e Scienza inoltre, portano il loro favorevole contributo, Francesca Santoro, responsabile Direzione affari generali, servizi bibliotecari e legali del Poliba e Ines Pierucci, Assessore alle Politiche culturali e turistiche del Comune di Bari.