Affascinato dal mondo universitario, si dedica soprattutto ai giovani: «I ragazzi sono alla ricerca del senso della vita. Scienza e fede non sono in contrasto».
Ha i modi semplici e cortesi di chi sa trattare le persone. Un parlare chiaro che va dritto al nocciolo della questione. Ed un sorriso disarmante che metterebbe in crisi i più diffidenti. Don Leonard Emeka Owuamanam è un uomo che conosce il potere dell’accoglienza. Da qualche mese è il cappellano del Politecnico di Bari ed è evidente che abbia subito preso a cuore il suo nuovo incarico. Con spirito di vero missionario ascolta, benedice, consiglia chiunque bussi alla sua porta: studenti, professori, personale tecnico e amministrativo e anche estranei al mondo universitario, di passaggio come spesso accade al Campus. Il mondo accademico lo affascina, in particolare i giovani e la loro voglia di futuro.
«Non è vero che i ragazzi sono superficiali – dice padre Emeka (lui preferisce presentarsi così) – al contrario sono alla ricerca della verità, di quello che dà senso alla vita e all’agire umano». Il cappellano del Politecnico è originario della Nigeria, dov’è cresciuto e dov’è stato ordinato sacerdote, nel 2009. La sua formazione si è svolta tra la Nigeria e il Congo, poi è stato in missione in Ghana.
In Africa ha insegnato Dottrina sociale della Chiesa, in un istituto filosofico; poi è stato in una scuola di arti e mestieri per ragazzi disabili, a dare lezioni di religione e inglese. Parla e scrive correttamente, oltre all’inglese, anche il francese e, ovviamente, l’italiano. Nel frattempo, sta imparando lo spagnolo e sta scrivendo la tesi per un dottorato in Bioetica, che segue a Roma presso un ateneo pontificio. Quando possibile, ritorna in patria per far visita alla famiglia. «E per passare un po’ di tempo con i poveri». Lo studio, infatti, è una costante nella sua vita. Come lo è la carità operosa.
Padre Emeka conosce bene la povertà e la sofferenza, ma la fede lo spinge a guardare oltre le sole necessità materiali. Dal suo nuovo osservatorio, il Campus è per lui un hub di anime da intercettare e di cui prendersi cura: «Anche nella ricca Europa – spiega don Emeka – c’è così tanta insoddisfazione nella gente, soprattutto nei giovani, che sono i più fragili e vulnerabili di fronte alla complessità del mondo».
In Italia, il sacerdote missionario è arrivato qualche anno fa, facendo esperienza nelle parrocchie e in altri contesti più difficili, come un centro di accoglienza per migranti. È stato a Sondrio, a Frosinone, a Messina, infine a San Ferdinando in Calabria, prima di essere mandato a Bari. Come religioso, fa parte della comunità dei “Guanelliani”, la confraternita fondata da San Luigi Guanella e presente in città con l’Opera omonima. Quando lo hanno assegnato alla cappella “Sedes Sapientiae” del Politecnico, è stato felicissimo.
«Ho viaggiato tanto fino ad ora – dice padre Emeka – e sono sempre pronto a rimettermi ogni volta in viaggio, per portare il Vangelo ovunque ce ne sia bisogno. Ma questa volta spero di poter restare qui, in un luogo così importante per tutti noi, perché qui si costruisce il futuro della società». Di qui, il suo invito ai giovani, e a tutti, a riscoprire la sapienza che orienta l’agire umano. «I grandi avanzamenti tecnologici – spiega il Cappellano del Politecnico – ci invitano oggi a rimettere insieme gli studi scientifici con quelli umanistici, riscoprendone il valore per la formazione individuale e sociale. Allo stesso modo, dobbiamo riconciliare scienze e fede, che non sono affatto in contrasto tra di loro. Insieme – conclude padre Emeka – possiamo contribuire a costruire quel mondo giusto a cui tutti noi aspiriamo».